Mostra fotografica di Wilson Querin
A cura di Francesca Peyron
Costruire un progetto artistico completo e presentarlo in un contesto pubblico sotto forma di esposizione, significa per un artista attuare una decisa presa di posizione nei confronti della definizione stessa del fare arte e cercare il proprio posto all’interno di un sistema mutevole e di un territorio instabile: è un processo difficile, incerto, molto spesso debilitante per un giovane creativo che entra in contatto per la prima volta con questi meccanismi.
Moi-Même è un progetto che nasce proprio in questa fase di analisi di un contesto e di ricerca di un proprio ruolo al suo interno da parte del giovanissimo fotografo torinese Wilson Querin che, per l’occasione, decide di liberarsi del peso delle proprie convinzioni, di fare un passo indietro e di presentarsi in maniera schietta al proprio pubblico.
Moi-Même è un momento di riflessione e sperimentazione che si discosta da quella che è la normale produzione dell’artista che dedica invece la maggior parte del suo lavoro a progetti di street photography, prediligendo una dimensione immediata, pura e cruda di documentazione e trasmissione delle immagini. Per potersi presentare al mondo dell’arte, però, è necessario sapersi spogliare di tutte le proprie costruzioni concettuali, delle proprie abitudini creative, e offrirsi allo sguardo e al giudizio dei propri fruitori.
Per la sua prima mostra personale, Wilson Querin si posiziona davanti all’obiettivo della propria macchina fotografica, la stessa con cui si diletta ad esplorare e ad afferrare la mutevolezza del mondo che lo circonda, e lascia che sia la lente a catturare e a rivelare la propria interiorità, in un processo autoconoscitivo di esplorazione del sé. Ciò che risulta da questa autoanalisi sono arditi e schietti scorci del proprio corpo nudo che parlano all’osservatore e rivelano con franchezza la pura essenza della sua individualità: l’artista ha deciso di ritrarre la propria pelle prima di averla decorata e modificata in maniera ardita con tatuaggi e piercing, per poterla presentare nella sua forma più pura e semplice, senza filtri, come per creare un documento storico che lo riporti all’autenticità del proprio essere.
L’esposizione presenta sette lavori fotografici 35×25 stampati su carta baritata.
Venerdì 10 novembre 2017
Via Amedeo Peyron 17/f ,10143, Torino TO
Mostra fotografica di Wilson Querin
A cura di Francesca Peyron
Costruire un progetto artistico completo e presentarlo in un contesto pubblico sotto forma di esposizione, significa per un artista attuare una decisa presa di posizione nei confronti della definizione stessa del fare arte e cercare il proprio posto all’interno di un sistema mutevole e di un territorio instabile: è un processo difficile, incerto, molto spesso debilitante per un giovane creativo che entra in contatto per la prima volta con questi meccanismi.
Moi-Même è un progetto che nasce proprio in questa fase di analisi di un contesto e di ricerca di un proprio ruolo al suo interno da parte del giovanissimo fotografo torinese Wilson Querin che, per l’occasione, decide di liberarsi del peso delle proprie convinzioni, di fare un passo indietro e di presentarsi in maniera schietta al proprio pubblico.
Moi-Même è un momento di riflessione e sperimentazione che si discosta da quella che è la normale produzione dell’artista che dedica invece la maggior parte del suo lavoro a progetti di street photography, prediligendo una dimensione immediata, pura e cruda di documentazione e trasmissione delle immagini. Per potersi presentare al mondo dell’arte, però, è necessario sapersi spogliare di tutte le proprie costruzioni concettuali, delle proprie abitudini creative, e offrirsi allo sguardo e al giudizio dei propri fruitori.
Per la sua prima mostra personale, Wilson Querin si posiziona davanti all’obiettivo della propria macchina fotografica, la stessa con cui si diletta ad esplorare e ad afferrare la mutevolezza del mondo che lo circonda, e lascia che sia la lente a catturare e a rivelare la propria interiorità, in un processo autoconoscitivo di esplorazione del sé. Ciò che risulta da questa autoanalisi sono arditi e schietti scorci del proprio corpo nudo che parlano all’osservatore e rivelano con franchezza la pura essenza della sua individualità: l’artista ha deciso di ritrarre la propria pelle prima di averla decorata e modificata in maniera ardita con tatuaggi e piercing, per poterla presentare nella sua forma più pura e semplice, senza filtri, come per creare un documento storico che lo riporti all’autenticità del proprio essere.
L’esposizione presenta sette lavori fotografici 35×25 stampati su carta baritata.
Venerdì 10 novembre 2017
Via Amedeo Peyron 17/f ,10143, Torino TO